Laundry tag, dispositivi hardware e software di gestione dei processi.

L’acronimo RFID (dall’inglese Radio-Frequency IDentification, “identificazione a radiofrequenza”) rappresenta una tecnologia per l’identificazione e/o memorizzazione automatica di informazioni inerenti oggetti, animali o persone basata sulla capacità di memorizzazione di dati da parte di particolari etichette elettroniche, chiamate “tag” (o anche chip, transponder e chiavi elettroniche e di prossimità), e sulla capacità di queste di rispondere all’interrogazione a distanza da parte di appositi apparati fissi o portatili, chiamati reader (o anche interrogatori).

In un certo senso, i dispositivi RFID possono essere quindi assimilabili a sistemi di lettura (e/o scrittura, alcuni tag permettono infatti di memorizzare dati) senza fili con svariate applicazioni.

Nel settore del noleggio e lavaggio industriale si sta imponendo sempre di più la tecnologia RFID sia su capi di biancheria piana (horeca e ospedaliero) sia sui capi di abbigliamento (divise, abiti da lavoro e indumenti personali), dove vengono impiegati appositi tag, detti appunto “laundry tag”, in grado di resistere agli stessi stress chimici e fisici che subiscono i capi durante la lavorazione. I laundry tag più recenti sono studiati per durare più a lungo dei capi stessi, a tal punto che inizia a prendere vita il concetto di “riutilizzo del tag” al termine del ciclo di vita del capo.

Nel corso degli ultimi decenni in questo settore si sono affermate 3 tecnologie RFID “passive”: LF (Low Frequencies), HF (High Frequencies), UHF (Ultra High Frequencies).

  • I tag passivi non hanno alcuna fonte di alimentazione interna in quanto traggono l’energia dall’onda radio inviata dal lettore che li interroga.
  • La tecnologia LF, più datata, permette la lettura di un singolo tag per volta.
  • Le tecnologie HF e UHF sono “multilettura”, ovvero permettono la lettura di più tag che si trovano contemporaneamente nel “campo di vista” delle antenne che li irradiano.

Tecnologia RFID in lavanderia, perché?

La tecnologia RFID risponde alle esigenze di un processo in cui la tracciabilità e la rintracciabilità sono elementi essenziali, come nel caso del noleggio di abbigliamento professionale e nella gestione degli abiti degli ospiti delle case di riposo.

Gli stessi processi possono essere instaurati con l’identificazione a codice a barre, ma l’RFID ha il vantaggio di poter riconoscere i capi in modo più rapido e in grande quantità senza alcun contatto fisico, indispensabile se questo deve essere evitato.

L’RFID entra con decisione nel processo di conteggio e tracciabilità della biancheria piana ospedaliera, dove è impensabile utilizzare codici a barre sulle fasi di acquisizione dei capi sporchi.

Su biancheria da camera (lenzuolame), da bagno (spugna) e da sala (tovagliato) l’investimento RFID può essere giustificato da

  1. uno snellimento dei processi di conteggio sporco, attraverso la lettura massiva dei tag della biancheria in entrata
  2. una tracciabilità dei capi al lavaggio, per aumentare la precisione della lettura dei tag in entrata e per tracciare gli effettivi lavaggi dei capi
  3. una parziale automazione delle fasi di controllo qualità, con il controllo automatico di ogni confezioni imbustata attraverso la lettura dei tag e la verifica della conformità del pacco
  4. una tracciabilità della biancheria in consegna con la lettura dei tag dei capi (o del barcode del pacco)
  5. la possibilità di effettuare inventari presso i clienti attraverso la lettura dei tag con dispositivi mobili
  6. la tracciabilità dei capi di pregio e il rimborso dei capi smarriti come condizione del contratto di noleggio

In particolare, la tracciabilità dei tag sulla biancheria piana permette di

  1. verificare la rotazione di ogni capo e gli effettivi lavaggi
  2. verificare quanti e quali capi non stanno più circolando, da quanto tempo e dove si trovano
  3. incrociare le informazioni dei capi fermi con le informazioni dei pacchi prodotti per capire se i capi fermi sono in realtà interi “pacchi” fermi

Nel caso della biancheria piana, la fase iniziale di immatricolazione dei capi è senza dubbio la “nota dolente” del sistema, in quanto non è pensabile intercettare e immatricolare tutti i capi senza tag. Ci sono però soluzioni che se adottate permettono l’inserimento graduale della marcatura RFID senza l’obbligo di marcare i capi già in circolazione.

Tecnologia HF o UHF?

Spesso si sente dire che la tecnologia UHF, essendo quella che è stata introdotta più recentemente, è “la soluzione” da scegliere per i propri progetti.

Le tre tecnologie LF, HF e UHF consentono ognuna di applicare la tecnologia RFID più adeguata alle necessità della gestione dei propri processi.

L’UHF, ad esempio, permette di leggere un numero elevato di tag (anche qualche centinaio) in un’area di diversi metri cubi (anche diverse decine); al contrario, la tecnologia HF è in grado di leggere un numero limitato di tag in uno spazio di pochi metri cubi. Per fare un esempio, se dovessimo leggere capi di biancheria piana, con la tecnologia UHF potremmo leggere diverse centinaia di tag da un carrello in movimento, mentre con la tecnologia HF saremmo limitati a poche decina di capi (un sacco) ad una distanza massima di mezzo metro dalle antenne.

Di contro, l’elevata capacità di lettura dei tag UHF comporta un rischio di “false letture” molto più elevato, e richiede quindi accorgimenti sia logistici (delimitazione statica o dinamica delle aree di lettura) che tecnologici (filtro logico, di solito via software, dei tag letti).

In alcuni ambiti, ad esempio, potrebbe non aver senso leggere contemporaneamente tag da centinaia di abiti da lavoro sporchi, in quanto nel proprio processo industriale è prevista una fase di controllo di ogni capo (ad es. il controllo delle tasche), attività che farebbe propendere per la scelta di tecnologie LF/HF e non UHF.

Un progetto di implementazione di RFID deve essere quindi valutato con attenzione e verificato con un “progetto pilota”.

La gestione di un progetto di applicazione dell’RFID

Un progetto di applicazione dell’RFID può mettere completamente in discussione le modalità di gestione di un processo; normalmente nel progetto si prevedono le tre fasi seguenti

  1. lo studio di fattibilità
  2. il progetto pilota
  3. l’implementazione complessiva dell’RFID

Lo studio di fattibilità è la fase più critica di tutto il progetto; pur essendo direttamente poco costosa, è estremamente importante perché influenza i costi complessivi di tutto il progetto.

Nel progetto pilota si devono verificare tutte le ipotesi che sono state considerate nello studio di fattibilità, e deve porsi l’obiettivo di:

  1. contenere i costi del progetto finale, poiché il progetto pilota normalmente coinvolge una parte limitata del processo complessivo
  2. prevedere una serie di prove specifiche che permettano di misurare le prestazioni del sistema RFID in condizioni limite che hanno normalmente scarsa probabilità di verificarsi nel processo di gestione
  3. confrontare le prestazioni di soluzioni tecnologiche e gestionali alternative

Cosa offre Kona per l’RFID

Noi di Kona offriamo il sistema RFID completo “chiavi in mano”, a partire dai laundry tag, passando per i dispositivi hardware (antenne, reader, rete) per arrivare al software di gestione dei processi, con Mistral Laundry. Ogni soluzione RFID viene analizzata con il Cliente, al quale vengono proposte le soluzioni già adottate in ambiti simili, fino alla presentazione e realizzazione di un progetto pilota.